Durante i primi cinque secoli i cristiani amavano presentare la croce senza Gesù crocifisso e fino al XII secolo il Cristo in croce veniva rappresentato vivo, con la tunica bianca dei risorti e una corona sul capo non di spine, ma regale. Morte e vita erano così unite nel segno della croce. Se, a partire dal XIII secolo, una particolare sensibilità spirituale ha portato ad accentuare i patimenti di Cristo, ciò non oscura il fatto che il cuore della nostra fede resti sempre la sua risurrezione. Non senza ragione la liturgia del Venerdì Santo è tutt’altro che un rito funebre, come forse si è tentati sovente di pensare. Essa celebra, invece, la croce quale trofeo di vittoria poiché è dal sacrificio che nasce la vita; è il dono di sé che rende preziosa la nostra vita per sempre. Questo ci ricorda il crocifisso nelle nostre chiese.
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento