di Dario Balotta
Le rivelazioni del sindacalista veneto della Cisl Fausto Scandola sui super stipendi, ricevuti da alcuni dirigenti sindacali nazionali superiori a quelli di Barack Obama o di Sergio Mattarella, pongono un problema non solo morale e di “cattiva gestione” delle risorse, risorse che derivano dalla libera adesione al sindacato da parte dei lavoratori e dei pensionati con il pagamento di una tessera. “I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl – scrive Scandola nella sua lettera alla Cisl – si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori?”. C’è, in queste parole, un evidente problema morale nel rapporto tra uno stipendio vicino ai 300 mila euro l’anno e quello di un facchino iscritto al sindacato di 20 mila euro annui. Ormai alcune sigle sindacali di categoria o territoriali sono delle industrie (vale a dire che hanno più ricavi di molte imprese) organizzate come dei comitati per il banco di beneficienza. Il Governo intervenga imponendo delle regole sul loro funzionamento e sulla trasparenza. Ormai ne è passata di acqua dai tempi dei periodi consociativi.
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