di Fulvio Panzerì
Charles Péguy torna ad essere sempre più presente nel dibattito culturale contemporaneo. In Francia lo cita uno scrittore discusso e anticonformista come Michel Houellebecq nel suo ultimo romanzo ed è un punto di riferimento per il filosofo Alain Finkielkraut. In Italia lo studio della sua figura e del suo pensiero si fa sempre più approfondito, attraverso convegni, studi, ritratti biografici e anche le traduzioni delle sue opere sono in crescita, riproponendo non solo i testi più conosciuti, come Il denaro, Veronique, la serie dei Misteri, ma anche vere e proprie ‘perle rare’, da riscoprire. È il caso di un saggio, che esce in libreria lunedì prossimo, attualissimo ancora oggi, a più di cento anni dalla sua stesura, e che viene tradotto integralmente, con il semplice titolo dello scrittore al quale fa riferimento, Zangwill da Marietti (pagine 112, euro 12,00), con l’ottima curatela e traduzione di Giorgio Bruno, che sottolinea quanto questo testo sia «un saggio sul pensiero moderno e sulla ricerca storica, in aperta polemica con quella che si configurava proprio in quegli anni come l’impostazione della storiografia e della critica letteraria, nella scuola francese, a tutti i livelli, primario, secondario e accademico».
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