Savatore Boccaccio, per ricordare il dono che abbiamo ricevuto


bocc2di Elena Agostini

Festeggiare il tuo compleanno serve a noi, caro don Salvatore, non a te che ormai conosci i segreti del tempo infinito e sei laddove non serve misurare i minuti, dove la pelle non invecchia e dove, certamente, avrai lasciato da parte il tuo bastone per camminare spedito mentre fai la spola incessantemente tra la Madonna e san Pietro a chiedere grazie e benedizioni.
Festeggiare il tuo compleanno serve a noi, per fare esercizio di una memoria grata e riconoscente, per dire di nuovo grazie al Signore bocc della Vita per averti incontrato e per aver condiviso i tuoi passi.
Qualcuno, scioccamente, potrebbe pensare che fare memoria della tua vita tra noi sia uno sterile esercizio nostalgico, un piangersi addosso per quel che è stato e non tornerà. Come se ricordare i passi di chi ci ha preceduto e ci ha mostrato sul pentagramma della vita la sinfonia dell’esistenza fosse un’operazione da illusi.
Fortunato chi ti ha conosciuto e ha potuto imparare dai tuoi gesti, dalle tue parole, dalla tua coerenza, dalla capacità di chiedere scusa dopo ogni mancanza di attenzione, dopo ogni cedimento dovuto alla stanchezza.
Fortunato chi ha potuto vedere con i suoi occhi che una Chiesa – Casa e Scuola di Comunione non è una pia illusione ma è storia possibile, perché noi l’abbiamo costruita.
Fortunato chi ha potuto sedersi intorno alla Cattedra dei Piccoli e dei Poveri, don Salvatore, quei poveri che tu non menzionavi per far bella figura o darti un tono ma quei poveri che hai accompagnato, di cui hai condiviso i passi, con cui hai intrecciato radicalmente e saldamente la tua storia umana e che certamente ti hanno spalancato le porte del Paradiso.
Buon compleanno, allora. Insegnaci ad essere testimoni, ricordaci che conta di più molto di più avere un’anima bella piuttosto che un vestito impeccabile, esortaci al servizio e non al comando, perché la storia l’ha salvata un Servo e non un condottiero, facci entrare nel cuore che la vita sorride a chi sa coltivare un sogno, non permettere che dimentichiamo che siamo nati per essere volto visibile di Colui che ci ha redenti. E che o siamo cristiani credibili oppure cristiani non siamo. Eccellenti attori, forse, che sanno recitare a meraviglia una parte, ma che una volta spente le luci tornano nel dimenticatoio come i personaggi di cui hanno indossato la maschera.
E giacché, qui sulla terra, a volte si fa fatica a scorgere bagliori di speranza, getta sempre dal cielo raggi di luce e polvere di stelle, come solo tu sei in grado di fare. E ricordaci che l’unico posto sicuro in cui possiamo sostare è In Manus suas. “


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