Wired, la prestigiosa rivista che si occupa in Italia di tecnologia, ha inviato il giornalista Marco Valsecchi a scoprire se l’expo funziona o no. Ecco il suo resoconto
Non è una fiera e nemmeno una mostra. Potrebbe assomigliare a un festival, ma probabilmente finirete per raccontarla come unavacanza. Dopo mesi spesi a studiare rendering e planimetrie,tredici ore passate sul sito espositivo di Expo 2015 non permettono di dare un giudizio definitivo o di azzardare previsioni su come andrà nei prossimi mesi. Bastano però a capire come funziona dal punto di vista del visitatore. In sintesi: funziona per accumulo e somma di stimoli. E proprio per questo funziona: tenete
impegnato un essere umano per abbastanza tempo e in qualche modo finirà per essere soddisfatto.
Le reazioni
L’onda dell’umore popolare, ieri, è mossa così. A entusiasmarsi subito sono stati i bambini: i loro “che bello!” punteggiavano il Decumano a pochi minuti dall’apertura. Per gli adulti, è stata una questione graduale, legata anche al fatto che non tutti gli allestimenti fossero completi. Dopo mezzora, le lettoni Santa e Laura commentavano “forse non è stata l’idea migliore venire per l’inaugurazione”. Un paio d’ore più tardi, lo svizzero Beeno diceva “l’impatto è impressionante. Non è finito, ma dei dettagli mi importa poco”. A pranzo, la marocchina Iman si sbilanciava: “Mi piace, è come essere in tutto il mondo nello stesso momento”. Al tramonto, le tedesche Steffi e Deborah già si domandavano quanto ci volesse a visitarla: “È molto bella, ma due giorni non bastano”.
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