L’edizione inglese di Wikipedia ne pubblica un lungo elenco piuttosto terrorizzante. Molti articoli di svariato contenuto, dal management alla vita di coppia, li tirano in ballo per spiegare inceppi, cecità, fraintendimenti, comportamenti stupidi e decisioni sbagliate. Il nome con cui li chiamiamo suona esotico, e potrebbe star bene a un elfo maligno o a una purulenta forma di eruzione della pelle. In realtà, si tratta di una parola inglese derivante dal francese provenzale biais, che significa “obliquo, inclinato” e che a sua volta deriva dal latino e, prima ancora, dal greco epikársios, obliquo. In origine il termine riguarda il gioco delle bocce (e, immagino, certi tiri storti dalle conseguenze nefaste), ma già nella seconda metà del 1500 acquista un significato più ampio e indica “inclinazione, predisposizione, pregiudizio”. Insomma, sto parlando di bias cognitivi: automatismi mentali che ci portano a prendere decisioni in fretta e senza fatica. Peccato che si tratti di decisioni sbagliate perché fondate su percezioni errate o deformate, su pregiudizi, su ideologie.
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