«Il vertice con Abu Mazen e Peres non è stato un fallimento. E’ stata aperta una porta anche se adesso il fumo della guerra non lascia vedere che la porta è aperta, Ma io credo in Dio e so che è così». Il Papa risponde alle domande dei giornalisti durante il volo di ritorno che lo riporta a Roma. Parla dei Paesi in crisi, delle guerre, delle violenze. Condanna la tortura e dice: «Oggi siamo in guerra dappertutto. Qualcuno mi ha detto: “viviamo la terza guerra mondiale ma a pezzi”. Il mondo è in guerra e si fanno queste crudeltà. Oggi i bambini non contano. Una volta si parlava di una guerra convenzionale. Ma oggi una bomba ammazza l’innocente col colpevole, colpisce il bambino con la mamma invece degli obiettivi militari. Pensiamo alla tortura: oggi è uno dei mezzi quasi ordinari nei conflitti, utilizzata anche dai servizi di intelligence e nei processi giudiziari. Eppure è un peccato contro umanità, oltre che un delitto. Per i cattolici è un peccato grave, mortale. Ma è di più: un atto contro l’umanità».
A chi gli chiede un commento sui bombardamenti degli Stati Uniti per fermare la persecuzione dei cristiani in Iraq il Papa risponde che «quando c’è un aggressore ingiusto è lecito fermarlo. Ma solo fermarlo, non bombardarlo e una sola nazione non può decidere da sola come si ferma l’aggressore. Questo compito, dopo la Seconda guerra mondiale, è delle Nazioni Unite».
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