Una pianta erbacea, appartenente alle graminacee, potrebbe consentire la totale bonifica della valle del Sacco nel giro di cinque -sette anni restituendo terreni decontaminati e acqua pulita. La stanno sperimentando i ricercatori dell’Orto Botanico dell’università Tor Vergata di Roma. Gli studi si concentrano su una pianta in grado di assorbire gli inquinanti che affliggono le zone lungo il fiume Sacco. Un’area molto estesa tra le province di Frosinone e Roma, inquinata e ancora da bonificare dopo l’emergenza ambientale scoppiata circa dieci anni fa per la presenza di un pesticida nei terreni e nel latte dei bovini. I ricercatori dell’università di Tor Vergata, coordinati da Antonella Canini, direttore del dipartimento di Biologia, hanno indirizzato la ricerca per la bonifica della valle del Sacco su una pianta autoctona capace di scendere in profondità e accumulare pesticidi organici e metalli pesanti con il risultato di bonificare il suolo e le acque. Pianta che riesce a produrre biomassa durante tutto l’anno. Sarebbe il primo utilizzo in Italia in un’operazione di bonifica. «L’elevata velocità di crescita della pianta – spiega Antonella Canini – permette una bonifica efficiente. La pianta accumula i pesticidi e li trasforma in cristalli detossificando i siti. Questa pianta può creare una economia locale, soprattutto nel campo della biomassa». La sperimentazione è già a buon punto: la fase in vitro è completata e si sta certificando la specie botanica.
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