di Giuseppe Savagnone
Non molti sanno che lo scorso 22 luglio la commissione Giustizia della Camera ha approvato, con i voti favorevoli di PD, PDL e SEL il disegno di legge contro l’omofobia e la transfobia. Il testo, che ha per relatori i deputati Ivan Scalfarotto del PD e Antonio Leone del PDL, consta di un solo articolo con cui vengono modificati l’art.3 della Legge 13 ottobre 1975 n.654 e l’art.1 del decreto legge 26 aprile 1993, n. 122. La modifica consiste nell’aggiungere l’«omofobia» e la «transfobia» alle altre forme di discriminazione e violenza previste in quei provvedimenti e che riguardano la razza, l’origine etnica, la nazionalità e la religione. Se, a settembre, il disegno di legge verrà definitivamente approvato dal Parlamento – come prevedibile, date le “larghe intese” che lo sostengono – , sarà penalmente punibile non solo «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi», come finora è stato, ma anche chi inciterà a commettere atti di discriminazione per motivi «fondati sull’omofobia o transfobia».
Una parte consistente dell’opinione pubblica saluta con favore un provvedimento che ha sicuramente il merito di prendere pubblicamente posizione contro quell’infinità di comportamenti gravemente offensivi e discriminatori a cui da sempre i gay sono esposti. È di pochi giorni fa la notizia del suicidio di un povero ragazzo di quattordici anni, spinto alla disperazione dagli scherni dei compagni e dalla solitudine in cui questi lo avevano confinato a causa della sua omosessualità.
Ho già avuto modo di esprimere, anche su Vino Nuovo, la mia totale solidarietà con persone che hanno visto calpestata la propria umana dignità, spesso proprio da quei cristiani (anche se non solo da loro) che avrebbero dovuto valorizzarla e difenderla, sull’esempio del loro Maestro, al di là delle valutazioni etiche sui loro comportamenti.
Ma rivendico il diritto di sostenere che la società non può e non deve mettere, giuridicamente, sullo stesso piano le unioni gay e quelle etero, per esempio per quanto riguarda l’adozione.
Continua a leggere qui http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1395
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