di Antonio Spadaro, sj per http://www.cyberteologia.it
Il dibattito sul giornalismo è sempre vivo e vivace. In occasione del 24 gennaio, festa dei giornalisti, è il caso di riprendere la riflessione. In genere parlando del giornalismo si fa riferimento al giornalista, alla sua figura, al suo ruolo. Si parla, ovviamente, anche dei giornali, dette testate, delle piattaforme. E in realtà oggi dovremmo parlare di più del «pubblico», cioè dei lettori.
Il pubblico sta uscendo da una posizione passiva e sta mettendo sotto pressione l’ecosistema mediatico. La tecnologia abilita nuove forme di rapporto con il pubblico. La credibilità dell’informazione, ad esempio, va dcontinuamente verificata e legittimata in un contesto di relazioni, e dunque diviene «affidabilità»; l’autorevolezza diviene «competenza»; e il giornalista un «testimone competente e affidabile».
Il valore stesso delle notizie, non è più intrinseco al loro stesso contenuto ma si ritrova nella loro capacità di creare relazioni tra i contenuti e tra le persone.
La notizia non è il contenuto che riempie la pagina (o il tempo radio o televisivo) ma il servizio che si presta a qualcuno.
L’informazione interessa e ha senso se crea «conversazione». E questo vale ancora di più e radicalmente per l’informazione che nasce o entra nell’ambiente digitale
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