di Michela Coricelli per www.avvenire.it
La tratta di esseri umani genera 30 miliardi di dollari all’anno: la regione latinoamericana frutta oltre la metà di questo agghiacciante business, che si alimenta di stupri e prostituzione, ma anche schiavitù, lavori forzati e traffico di organi.
Le cifre sono state denunciate dal vicesegretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Albert Ramdin, durante la III “Riunione delle autorità nazionali in materia di tratta di persone” celebrata a metà ottobre in Guatemala. Dal Paraguay all’Argentina, dalla Bolivia al Brasile, dalla Colombia all’Ecuador, dall’America Centrale (Guatemala, Salvador, Honduras o Nicaragua) al Messico, per poi terminare negli Usa. È una ragnatela mondiale, che muta continuamente strategie e rotte per sfuggire alla polizia.
Difficile definire il numero esatto delle vittime della tratta, ma secondo l’Osa si può parlare di circa 20,9 milioni in tutto il pianeta, dei quali oltre 9 milioni in America latina (1,2
milioni sono bambini e adolescenti). «Il nostro obbligo morale è aiutare coloro che non possono difendersi», perché i responsabili delle reti del traffico umano «sfruttano le debolezze dei sistemi di sicurezza e giustizia e le condizioni disperate dei gruppi più vulnerabili», avverte Ramdin. Nella regione molti Paesi hanno adottato legislazioni più severe e moderne contro la tratta. Sono stati fatti passi in avanti nella prevenzione. Ma «bisogna lavorare anche per castigare chi commette» questo crimine e per «riabilitare le vittime attraverso campagne di informazione».
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