di Eva Morletto
A vederli insieme, ricordano una canzone di Gloria Gaynor. I will survive sembra dire la faccia stoica di Hollande, mentreArnault minaccia di sbattere la porta e tende le braccia al Belgio. Alla guida del più grande impero imprenditoriale di Francia, LVMH, Bernard Arnault ha chiesto la nazionalità belga, molto presumibilmente per sfuggire al maglio fiscale francese. La notizia ha ottenuto l’effetto di una bomba, i giornali si sono scatenati, in particolar modo Libération, che col suo titolo-choc “Casse toi riche con” (allusione alla frase “storica” di Sarkozy, “Casse toi pauvre con”, rivolta dall’ex presidente a un passante che rifiutò di stringergli la mano) si è beccato una sonora denuncia per diffamazione.
Il tycoon gioca sul filo dell’ambiguità, se da un lato ha respinto con indignazione le accuse di voler abbandonare Parigi, affermando di continuare ad essere residente fiscale sotto la Tour Eiffel, dall’altra ha creato a Bruxelles una fondazione dal nome “Protectinvest”, destinata a proteggere il proprio capitale e l’eredità dei propri figli dalle pretese fiscali francesi, una volta che avverrà il suo decesso.
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