di Massimiliano Gallo – 17 settembre 2012 per 
Possiedo un motorino praticamente da sempre. Da quando avevo quattordici anni. Mai stato un appassionato di motori, quindi non ero tra quelli che ogni giorno lo smontavano e lo rimontavano per installare o modificare il collettore novanta, la marmitta a espansione, pulire e ripulire la candela, o il carburatore, insomma quelle robe lì. Non me n’è mai fregato nulla. Se si piantava e non riuscivo a rimetterlo in moto con l’abc del piccolo centauro, lo portavo dal meccanico. Se si rivelava un ladro, la chiudevo lì. Altrimenti, potevo anche diventare cliente.
Ma mai e poi mai ho vissuto la scena dell’altro giorno. Quando, dopo aver portato lo scooter in riparazione, fermo ormai da un po’, al momento del conto mi sono visto recapitare un foglietto a me sconosciuto. Il meccanico di Testaccio mi ha fatto la RICEVUTA FISCALE, con l’importo preciso, uguale alla somma versata. Sono rimasto sbigottito, mi sono girato intorno per vedere se ero su candid camera. Ho avuto un groppo in gola, mi sono commosso, d’improvviso quell’omone – con cui pure avevo inizialmente un battibecco che stava per sfociare in un alterco – mi è parso un angelo caduto in volo, ho visto l’aureola farsi largo sulla sua chioma e una voce chiedeva di inginocchiarmi.
Ovviamente ho resistito, ho cercato di mascherare il mio smarrimento e ho pagato. Ho messo in moto (il motorino è persino partito) ma non me ne andavo. Sono rimasto lì a guardarlo finché non mi ha chiesto: “Qualcosa non va?”. E io senza proferire parola ho accelerato e sono andato via.
Un’esperienza unica e io l’ho vissuta.
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