Che l’uso generalizzato e indiscriminato degliantibiotici non sia esattamente un bene non dovrebbe essere un mistero per nessuno.Utilizzare senza criterio “armi” preziose come quelle – per esempio c’è chi le adopera nella speranza di curare il raffreddore, o chi per ragioni imperscrutabili decide di non terminare il ciclo prescritto – significa favorire la sopravvivenza di batteri resistenti agli antibiotici, che col tempo possono finire per prendere il posto di quelli vulnerabili.
Un altro modo di favorire indirettamente la proliferazione di batteri resistenti è l’utilizzo degli antibiotici in agricoltura come promotori della crescita: proprio per le pericolose conseguenze che possono derivare da questa pratica, sin dal 2006 l’Europa ha vietato l’utilizzo degli antibiotici sugli animali d’allevamento, se l’impiego avviene per favorire la crescita.
Negli Stati Uniti, però, la situazione è diversa: la proposta di limitare l’uso degli antibiotici non è andata lontano, mentre è invece in discussione il Generating Antibiotic Incentives Now Act (GAIN Act).
I promotori di questa legge affermano che, poiché sono rimaste poche le aziende farmaceutiche a investire nella costosa ricerca per lo sviluppo di nuovi antibiotici, è necessario tutelare gli investimenti fatti concedendo alle aziende un ulteriore periodo di cinque anni (oltre ai tre-sette di cui già godono) in cui esse possano avere l’esclusiva sulla commercializzazione del prodotto da loro inventato: in fondo, è il principio alla base del sistema dei brevetti, ed è esattamente questo che prevede il GAIN Act.
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