Continuano ad accavallarsi le ipotesi sul ritrovamento del razzo alla Cardegna: la stampa nazionale si è limitata a rilanciare la notizia puntando subito sulla pista dell’attentato alla TAV o quella delle organizzazioni camorristiche. Il collega Antonio Nalli ha provato a fare qualche ricerca di tipo militare. Ecco il suo parere:
Il razzo rinvenuto dalla Polizia di Stato lo scorso mercoledì, a pochi metri di distanza dal tratto ferroviario Tav “Roma – Napoli”, nella contrada “Cardegna” di Ceccano, è stato per diverso tempo a contatto con l’acqua. Il particolare (vedere foto T21bis), non di poco conto, che emerge da un’attenta osservazione dello stesso, è dettato principalmente

dall’ossidazione del dado di un bullone posizionato , o meglio installato, a pochi millimetri dalle “alette stabilizzatrici” visibili ripiegate dalle foto diffuse dalla stessa Polizia, ma che si aprono subito dopo l’innesco, al momento del lancio. Questo non permette di stabilire con certezza se l’ossidazione sia avvenuta o meno nella zona in cui il razzo è stato rinvenuto e dove, come per altro specificato dagli inquirenti, non era stato lasciato da poche ore. Ma le ipotesi di deterioramento delle condizioni già al momento del suo reperimento da parte degli ignoti possessori attualmente ricercati dalle forze dell’ordine, sembra essere la più probabile.
Il razzo in generale, infatti, mostra evidenti segni di usura, quali la presenza di ruggine e graffi, specie nel suo “corpo”, ossia quella parte dipinta di verde, dove all’interno vi si trova il propellente per il volo che dovrebbe effettuare, in caso di suo utilizzo, e la parte del materiale esplodente. Nello stesso corpo del razzo emergono addirittura due fasce (foto Q18) che danno l’impressione di una assai probabile applicazione di nastro isolante, la quale, una volta rimossa, ha portato via parte dello strato di vernice. <<E’ chiaro che chi ha un oggetto del genere e
magari pieno di esplosivo – spiega un esperto – non lo tratta certo in modo da ridurlo in queste condizioni>>. Il deterioramento dell’arma rafforza poi la pista sulla provenienza della stessa dal mercato nero, molto praticato su l fronte dei Balcani e comunque da persone dell’est europeo, soprattutto Serbi, che sovente riescono ad allestire banchi di vendita di armi inerti, perfino con questo tipo di materiale , all’interno di mercatini o fiere di oggettistica militare , che richiamano un gran numero di appassionati del settore.
Il solo possesso abusivo ed illegale di un’arma da guerra come questa rinvenuta a Ceccano, comporta dinanzi al rischio di imbattersi in una pena di circa 15 anni di reclusione.
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