Da Giovanni Pizzuti riceviamo e volentieri pubblichiamo:
In soli 42 giorni dall’inizio dell’anno, la centralina di Ceccano installata da qualche mese dall’ArpaLazio ha registrato 39 superamenti (sono consentiti al massimo 35 l’anno!!!) con livelli massimi di concentrazione di particolato che hanno raggiunto 250 ug/m3, il limite è 50 ug/m3 nella media delle 24 ore e di 40ug/m3 nella media annuale. Colleferro, che da tutti viene descritta la città più inquinata, dove tra l’altro all’interno del tessuto urbano sono presenti due linee di incenerimento dei rifiuti e un cementificio, ha avuto 32 giorni di superamento e con limiti massimi di circa 150 ug/m3… Come al solito, l’amministrazione comunale di Ceccano si limita a gestire l’emergenza quotidiana, ordinando il blocco del traffico, prescritto dalla normativa vigente, che tra l’altro non sta producendo la riduzione delle concentrazione di inquinanti. Come sostiene il ministro dell’ambiente della Repubblica Ceca: “quando c’è un allagamento in bagno si possono prendere degli stracci ma la prima cosa che faccio io è chiudere il rubinetto.” Chiudere il rubinetto significa risolvere i problemi alla fonte.
Secondo i dati Aci al 31.12.2009 sono 19.248 i veicoli immatricolati nel Comune di Ceccano, di cui 15.700 sono le automobili. Rispetto i 22.846 abitanti, il rapporto è di 842 veicoli ogni mille abitanti. Roma, che ha raggiunto il primato nazionale, ne ha 706 per mille abitanti!!!! Inoltre, da una ricerca pubblicata in questi mesi dall’Università di Cassino e dalla Provincia di Frosinone proprio sulla qualità dell’aria, alcune delle industrie più inquinanti a livello atmosferico, sono presenti sul territorio del Comune di Ceccano. Uno studio dell’Apat, oggi Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, rileva che la produzione di PM10 per il 49 % deriverebbe dal traffico veicolare, ma per il 27% dall’industria. Eppure nessuno si preoccupa di monitorare le emissioni degli impianti industriali presenti sul nostro territorio.
Oggi è arrivato il momento di ripensare la città. É necessario studiare un piano di mobilità alternativo sostenibile, prevedendo un’efficace ed efficiente servizio di trasporto pubblico, oggi quasi inesistente, creando percorsi ciclopedonali e promuovendo l’utilizzo della bicicletta e di altri mezzi di trasporto meno inquinanti, pianificando le zone a traffico limitato, incentivando la sostituzione dei veicoli maggiormente inquinanti, monitorando le emissioni degli insediamenti industriali e i loro relativi cicli produttivi, ecc Ma è indispensabile ripensare anche la struttura urbanistica. In questi anni l’edificato si è esteso oltre ogni limite, senza una preventiva pianificazione e con il meccanismo della “concessione singola” si è consentita l’edificazione di interi nuovi quartieri, insediando centinaia di nuovi abitanti senza integrare gli stessi con il sistema città. Dai trasporti, ai servizi, alle aree verdi, alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria,ecc. É giunto il momento di valutare i costi sociali ed ambientali che questi disastri stanno comportando. In gioco c’è la nostra salute e quelle delle future generazioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma con chiarezza che “l’esposizione al PM10 aumenta il rischio di mortalità, sia per effetti a lungo termine che per effetti acuti a breve termine. Gli effetti a lungo termine sono stati associati alla riduzione della speranza di vita dovuta a problemi cardiovascolari e tumore polmonare”.
Qualche anno fa, precisamente il 25 febbraio 2005, in una nota stampa sostenevo che per i nostri amministratori non era conveniente far installare una centralina di monitoraggio per il controllo della qualità dell’aria, perchè in questo modo i dati avrebbero mostrato agli occhi di tutti chiaramente la situazione di pericolo, pertanto preferivano restare indifferenti.
Il Sindaco però, dopo qualche mese replicò chiedendo all’allora Presidente della Regione Marrazzo e ai vari assessori, il mio licenziamento, in particolare per la diffusione di notizie allarmanti sui livelli di inquinamento e per il mio mancato impegno per i problemi ambientali.
Oggi la situazione è davanti gli occhi di tutti. Ma in pochi ne parlano.
Giovanni Pizzuti
Centro Studi Tolerus
IN NOME DEL POPOLO INQUINATO

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Sono d’accordo su tutto, e non credo che cambiare comune di residenza serva a qualcosa. I comuni in condizioni ottimali non sono tantissimi e non credo siano disposti ad accettare una “migrazione”. Si deve cambiare la mentalità della gente che non fa un passo a piedi (ma poi va in palestra per fare un po’ di moto!) e pretende di parcheggiare sempre davanti al negozio meta del suo viaggio e bisognerebbe pretendere dei servizi pubblici adeguati.