da Civis, novembre, articolo di Enza Venditti
“Il mistero di un crimine mai raccontato” o “il mistero di un crimine”… che NON DEVE essere raccontato?
E bene si: la domanda sorge spontanea!
La strage dei 22.000 ufficiali polacchi ordinata da Stalin, e che per mezzo secolo l’ Unione Sovietica attribuì ai nazisti ( vista la confidenza che Hitler aveva col settore sterminio ), finalmente trova accoglienza almeno qui, su queste pagine; la stessa accoglienza che non ha

trovato nei mesi addietro su altri giornali e soprattutto nelle sale cinematografiche italiane; su 107 capoluoghi di provincia solo tre ne hanno offerto la proiezione: 8 sale in tutta Italia! Nonostante le ottime recensioni degli ‘eletti’ che sono riusciti a vederlo, e nonostante il fatto che sia stato candidato all’ Oscar 2008 come miglior film straniero e che Wajda, regista ottantatreenne di capolavori veri, premio Oscar e Orso d’oro alla carriera, non sia l’ ultimo arrivato.
Facendo un piccolo calcolo delle proporzioni io, e non sono fortunatamente la sola, domando: “Perché agli italiani è vietato vedere un film come Katyn ?”
E soprattutto, contando che nel nostro Paese il cinema è un sistema di appartenenza dominato dalla sinistra, come gran parte del settore culturale, dov’ è finita l’ onestà intellettuale, l’ amor del vero storico, il diritto al sapere e alla conoscenza che i miei colleghi universitari, dei collettivi di sinistra, hanno così tanto rivendicato durante le insistenti manifestazioni di protesta contro il Governo e i suoi sistemi ?
E quindi, a tutti i cinefili e critici cinematografici che a Ceccano, Frosinone… vantano continuamente la loro grande esperienza e la volontà di dar voce e far rivivere un certo cinema d’impegno e peso culturale: “Dove siete? E perché Katyn non è passato nel nostro cinema ?”
E ancora: “Perché l’ ideologia ha la meglio sulla verità e, ancor oggi, che vantiamo diritti di trasparenza, parità, uguaglianza, ci troviamo, nel caso specifico, di fronte ad una censura culturale in piena regola?
Anche la Biennale Cinema di Venezia, dopo le tante critiche, che ci hanno fatto conoscere un’ altrimenti ignoto Katyn, è stata costretta, per decoro, ad un passo indietro, ammettendo il film alla Mostra come “proiezione speciale”.
Perché, dunque, quando è il momento e c’ è la possibilità di dimostrare che non sempre la cultura è veicolo e propaganda della politica non avviene mai la smentita?
Mi piacerebbe che, aldilà di tante belle parole, si iniziasse a ragionare sui fatti.
Chi si è battuto per le presunte operazioni di ‘censura’ verso le conclamate faziosità del giornalista Santoro…, perché non si preoccupa con lo stesso livore ed entusiasmo di garantire e garantirsi la possibilità, con il film presente nelle sale cinematografiche, di pagare o non pagare il biglietto?
Devo forse pensare che per qualcuno Katyn sia un film “scomodo”?
Civis novembre 2009
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