La rabbia di oggi, l’impegno di domani


Prof, non faccio che leggere la lettera che ha scritto ieri..ho stampato già qualche copia da affiggere nella mia scuola.
Questo tragico avvenimento mi ha sconvolto perchè proprio ieri parlavo con la preside di quanto i miei colleghi siano poco presenti…poteva accadere ad uno dei miei alunni durante la mia ora..è accaduto comunque in un’altra scuola e ad un ragazzo troppo, troppo giovane.
Non doveva succedere, si poteva prevenire..è colpa di questo o di quello..io credo che lei abbia colto in pieno il senso del problema.
“Non siamo in grado di far fronte alle richieste che ci arirvano, alle grida che troppo frequentamente non riescono a superare il rumore di fondo di una società che ci spinge a non essere autentici”…ma come abbiamo fatto a diventare così superficiali??
Vorrei che le parole di Elena riguardo gli sguardi dall’alto al basso non fossero vere ma purtroppo è così..
Non posso parlare “dall’alto della mia esperienza” perchè questo è il quarto anno che insegno e per molti sono ancora “quella ragazzina che non ha neanche 30 anni e chissà cosa insegna”…questo è già indice di poca attenzione, o no?!
Sono arrabbiata con tutto il mondo stamattina.
Con i genitori che si fanno una risatina quando i figli piangono per il prima delusione d’amore, quando invece di far capire loro che il voto non incide sulla loro persona gridano o con loro o con i professori che hanno messo quell’insufficienza.
Tanti purtroppo vedono nel 3 o nel 4 un voto alla loro personalità, come se in quel momento non stessimo giudicando un compito ma la loro persona.
Il primo anno che ho insegnato sono stata accusata di aver fatto “impazzire” una mia alunna a causa di un 3 del tutto meritato…ci sono stata male, mi sono sentita in colpa per un qualcosa che in realtà poi non dipendeva affatto da me..perchè quel 3 in mezzo a tanti 9 era un segnale che la ragazza lanciava ai suoi genitori..perchè non voleva assolutamente frequentare un professionale, perchè avrebbe voluto fare il classico ma nessuno l’aveva ascolatata…chi ci ha rimesso più di tutti è stata lei, che a 18 anni prendeva già psicofarmaci.
Sono arrabbaata prof.
Sono davvero stanca di combattere atteggiamenti di menefreghismo, di vedere colleghi che si lasciano trasportare da antipatie nei confronti di altri insegnanti tralasciando così i ragazzi, la didattica, che invece di indagare cosa ci possa essere dietro una lacrima preferiscono andare al mercato durante l’ora di buco…mi hanno detto spesso che il mio ruolo non è quello di psicologa e tanto meno di “amica del cuore”, ma insegnare anzi EDUCARE non significa stare dietro alla cattedra, rimanere sulle nozioni dei libri. Per me non è così.
Anche dietro ad un atteggiamento scorretto, spesso si nasconde un sos.
Probabilmente prenderò un po’ troppo a cuore i problemi di questi ragazzi che considero come fratelli e sorelle minori, ed è anche per questo che mi sono sentita sconfitta, che mi ci sento oggi e sarà così anche domani..perchè il gesto di Federico non potrà mai essere cancellato da niente e nessuno.
E sono arrabbiata anche con lui, anche se non lo conoscevo, perchè la vita va amata e protetta, perchè NESSUNO MAI d’ora in avanti deve pensare di risolvere così i problemi, perchè anche se i genitori a volte sono distratti, per loro non c’è ferita più grande, dolore più atroce.
E’ una punizione, un castigo troppo grande .
Ma a 14 anni sembra tutto così complicato, il mondo sembra sordo e muto…lo so…
Facciamo sentire a questi ragazzi che ci siamo, facciamoglielo capire che non andiamo a scuola solo per prendere lo stipendio a fine mese, per compilare i registri.
Facciamo capire a questi ragazzi che ci siamo, nonostante i 3 e i 4, e a volte anche in orario extra-scolastico, perchè una vita conta più di qualsiasi straordinario, progetto etc.
Io di certo mi impegno a fare meglio il mio lavoro, a fare meglio la sorella maggiore e perchè no, anche la figlia.

Grazie Prof. per la lettera, perchè ogni volta tenta di venire incontro ai “grandi” e ai “piccoli”..perchè nonostante il suo dolore riesce sempre a fare del bene agli altri.
GRAZIE
Marzia


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Un pensiero riguardo “La rabbia di oggi, l’impegno di domani

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  1. Gentile Preside,Carissimi colleghi, carissimi alunni ed alunne del Liceo “Martino Filetico” di Ferentino,
    Mi chiamo Mauro Vallone sono un docente di Storia e Filosofia del Liceo “MICHELANGELO” di Pontecorvo.
    Quando ho appreso tornando da scuola quanto accaduto presso il vostro Istituto, ho provato un brivido di emozione e tristezza che mi ha portato a pormi alcuni pensieri che volevo condividere con voi.
    Quando 8 anni fa decisi di dedicare la mia vita ai giovani, iniziando un cammino spirituale che mi ha condotto a vivere dentro e fuori la scuola a contatto con la realtà del mondo giovanile, in tutti i suoi aspetti e nelle sue incessanti trasformazioni, andando a condividere in mezzo la strada le loro ansie, le loro paure, i loro dubbi, la loro gioia e la loro tristezza, mi sono accorto che era ed è necessaria tanta umiltà e spirito di servizio.
    Viviamo in un mondo che ha sostituito il rapporto umano, fatto di ascolto e cordialità, con la freddezza di ritmi e tempi che ci travolgono e ci superano.
    Non sono ne un santo ne un maestro, tanto che dico spesso ai miei alunni che sono più loro a dare a me che non io a loro.
    La classe è il luogo in cui l’amore avvolto nel suo mistero si fa testimonianza, si fa parola che incoraggia, che ascolta, che stimola, che lascia volare i sogni nel cuore della Vita.
    Gli adolescenti sono persone come noi adulti, e come noi e più di noi hanno bisogno di calore umano, di amore, di gesti concreti di bontà.
    Fermarsi e parlare con loro non è sinonimo di confidenza, ne pericolo di perdere la sedia della cattedra, ma momento di crescita e scambio di informazioni, fondamentale per la serenità e la pace dell’anima.
    La morte di Federico ci interpella come uomini, come educatori, come alunni, alunne, ponendo tante domande al nostro cuore, che attendono risposte.
    Molto spesso si dimentica con facilità, e ancora più spesso ci si chiude in un dolore senza sbocco ne vie d’uscita.
    Ho conosciuto la sofferenza ancor prima di nascere. L’emiparesi spastica da cui sono affetto mi ha impedito di correre, di compiere gli atti semplici della vita quotidiana, se non a prezzo di grandi sacrifici, ma ha allargato in me il senso dell’appartenenza ad una comune umanità, non mi ha impedito di stringermi al cuore le tante giovani vite che chiedevano aiuto e conforto. E quindi adesso più che mai vi sento qui accanto a me, custoditi nell’anima piccola di un misero peccatore.
    Carissimi,
    è dall’amore che si deve partire e all’Amore si deve ritornare.
    Il dolore straziante di Federico è finito. Il suo grido non c’è più. Ma non la sua vita. Federico è vivo, più di me e di chiunque altro, perchè per chi crede, la morte è solo l’apertura della porta che da sull’eternità.
    A voi genitori,
    che siete la fonte dell’amore, non posso dire nulla perchè ogni parola sarebbe inadeguata.
    Dinanzi alla morte di un figlio si fa solo silenzio.
    A voi carissimi alunni ed alunne del Liceo di Ferentino,
    posso umilmente dire:
    Federico vi sente e vi ascolta, vuole, dopo aver visto Dio FACCIA A FACCIA, nella pienezza della sua beatitudine, che voi amate la vita, ne custodite il valore, ne apprezzate le proprietà, allora nelle vostre anime spunterà il sole del sorriso e l’alba della speranza.

    Come tutti i giorni vado ad ascoltare la Santa Messa ricordando a quel Dio che si chiama Amore tutti i giovani della terra, offrendo la comunione per ciascuno e ciascuna di voi.
    Mi fermo qui non voglio annoiarvi.
    Un caro saluto
    Prof. Mauro Vallone
    Docente di Storia e Filosofia
    Liceo Scientifico “Michelangelo” di Pontecorvo (FR)

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