La crisi economica parla al femminile


La crisi economica continua a tenere banco nel dibattito pubblico ed è sempre più possibile attribuire connotazioni specifiche ai soggetti deboli, che ne stanno pagando le conseguenze a prezzi particolarmente alti. Il calo dell’occupazione e la perdita del potere d’acquisto sono solo alcuni degli effetti, ma per il loro potere di impatto sono quelli che senza dubbio reclamano urgentemente l’adozione di una serie di tutele sociali, efficaci e risolutive. Per l’osservatorio che ci è dato dalla gestione del Centro Antiviolenza per donne maltrattate, attivato in collaborazione con la Provincia di Frosinone, non possiamo non evidenziare un dato sempre più significativo e cioè che saranno sempre più le donne ad essere annoverate tra coloro che rischiano di subire le ripercussioni più pesanti di una crisi senza precedenti. E questo per il fatto che spesso trovano occupazione in settori meno redditizi, con tipologie di lavoro precario o con scarse tutele e in molti casi senza alcuna rete di protezione sociale.

Nel report 2008 presentato da Diaconia alla Provincia di Frosinone, Assessore alle Politiche Sociali Maurizio Cerroni e dottoressa Antonietta Damizia e al Direttore Generale Dott. Russo, tra i vari tipi di violenza emerge chiaramente che sempre più interventi sono richiesti per i casi di maltrattamento economico (da intendersi come: ogni forma di privazione e controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica di una persona. Vi sono inclusi comportamenti quali: privare delle informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e reddittale del partner, non condividere le decisioni relative al bilancio familiare, costringere la donna a spendere il suo stipendio nelle spese domestiche, costringerla a fare debiti, tenerla in una situazione di privazione economica continua, rifiutarsi di pagare un congruo assegno di mantenimento o costringerla a umilianti trattative per averlo, licenziarsi per non pagare gli alimenti, impedirle di lavorare, sminuire il suo lavoro, obbligarla a licenziarsi o a cambiare tipo di lavoro oppure a versare lo stipendio sul conto dell’uomo).

D’altra parte quello delle diseguaglianze accresciute è un fattore in incremento, che associa non solo le disparità sociali ma anche quelle reddituali. Ed in questo caso la variabile di reddito assume enorme importanza anche per le effettive conseguenze sociali che derivano da questa disparità, come la speranza di vita alla nascita e alle successive età, la scolarizzazione, ecc. Si pensi ad esempio ai vincoli che la povertà pone alla generazione ed educazione dei figli.

Quello che emerge, dunque, dal report 2008, è un bisogno finora poco valutato, abituati come eravamo a pensare alla violenza di genere come qualcosa di ascrivibile quasi esclusivamente ai maltrattamenti. Anche i recenti fatti di cronaca, d’altra parte confermano questa evidenza, dando luce comunque ad una realtà  drammatica, visto che una donna su tre  subisce una qualche violenza nell’arco della propria vita e non da sconosciuti, ma da parenti, amici, colleghi, partner ed ex partner.

Ad un problema così significativo e dalla portata così ampia, non solo numericamente ma per la diversità di maltrattamenti a cui le donne possono essere sottoposte, è difficile dare concretamente delle risposte basate esclusivamente sulla buona volontà; se si guarda all’attività del Centro Antiviolenza gestito da Diaconia, va messo in evidenza la copertura di un servizio che si svolge su più fronti: l’attività di call center, di accoglienza vera e propria e di accompagnamento al reinserimento, e con l’impiego di risorse, dipendenti e volontari, altamente qualificati; è ovvio che tutto questo può essere svolto solo con un dialogo costante con il territorio ed un’opera costante di concertazione che mette a sistema tutte le sinergie possibili. Soprattutto in un momento in cui i tagli dei fondi, a livello centrale e locale, stanno interessando proprio quelli destinati alle politiche sociali.

Tra maggio e giugno 2008 la cooperativa Sociale ha incontrato con la Provincia, operatorie e attori pubblici socio-sanitari dei 4 distretti della provincia di Frosinone per aprire tavoli di confronto con il territorio in merito al tema della violenza contro le donne e, soprattutto, rilevare la percezione che gli enti pubblici del territorio hanno del fenomeno. Sempre nel corso del 2008, ha partecipato, con ruolo di partner, al progetto regionale “Via d’uscita, ed ha iniziato la propria collaborazione al progetto di rete territoriale Vega, attivato dalla Provincia di Frosinone. Ed è in quest’ottica di dialogo costante, che Diaconia intende continuare a spendere la propria disponibilità, forte anche delle best practices attivate in questi anni di operatività sul territorio

Daniela Bianchi


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