Grazie, papà: indelebile nel ricordo di tutti, quell’uomo, sul lettino dell’ospedale, martoriato dai tubicini delle macchine che lo aiutavano a vivere e che, nonostante tutto quello che gli accadeva, era capace di pensare alla sua chiesa, ma non alla curia, agli incarichi, ma alle persone, ai cristiani, a tutti quelli che abitano il territorio che gli era stato affidato.
Così don Salvatore resta nella memoria di tutti, vescovo affabile, deciso, capace di affrontare le questioni più spinose, il carcere, le prostitute, gli aborti in ospedale, gli operai senza lavoro, la politica insensibile, le morti sul lavoro. Era arrivato a Frosinone da pochi mesi, la diocesi da cui veniva, la Sabina, gli aveva regalato un’alfa romeo fiammante. Esplose quella fabbrica di fuochi d’artificio a Veroli: don Salvatore vendette la macchina per aiutare le famiglie rimaste sul lastrico e chiese alla parrocchie di non sprecare tanti soldi in fumo. Parole vane purtroppo ma gesto straordinario che dette a tutti la misura vera di quest’uomo che aveva speso la gioventù nelle borgate della sua Roma e che ha passato gli ultimi anni della sua intensissima vita donando tutto se stesso a Frosinone e alla sua chiesa.
Le testimonianze su don Salvatore si moltiplicano. Maria Lina Piras ci dice: «se io ho incontrato nell’arco dei miei 45 anni una persona santa questa e’stata don Salvatore Boccaccio, il Suo motto Grazie Papa’ è una vibrazione con l’Altissimo che non dimentichero’ mai». E così tanti altri, un elenco lunghissimo. E c’è un’altra cosa che ci ha colpito: il giorno dei funerali in diversi paesi comparvero grandi manifesti con la foto del vescovo. Sono rimasti fino ad oggi: anche gli attacchini l’hanno rispettato.
Altro qui
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Lascia un commento