Beethoven e Haydn per il Concerto di fine anno a Casamari, martedì 30


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CASAMARI – Le note solenni e serene della II sinfonia di Beethoven e della Heilig Messe  di Haydn costituiscono l’accattivante programma del concerto di fine anno, martedì 30 dicembre, alle ore 18, nella basilica dell’abazia di Casamari.

Il concerto di fine anno, giunto alla XVIII edizione, non poteva presentare scelta più appropriata per l’incertezza dei tempi in cui viviamo.  Particolarmente attesa è la messa di Haydn, la cui esecuzione a Casamari segna l’inizio delle celebrazioni dello Haydn Jahr, l’anno Haydn. Infatti Franz Joseph Haydn morì a Vienna il 31 maggio del 1809, proprio duecento anni fa. La Missa Sancti Bernardi von Offida (Heilig-Messe) Hob. XXII n. 10, per soli, coro e orchestra con i classici numeri Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus – Benedictus e Agnus Dei vuole davvero essere un augurio per ritrovare un po’ di calma e di serenità. La messa fu composta per un onomastico.

L’8 settembre del 1796 tutta la corte degli Esterházy, al cui servizio  si trovava Haydn come kappelmeister, si preparava a festeggiare l’onomastico della principessa MariaErmenegilda. La domenica immediatamente successiva la comunità si sarebbe riunita per celebrare la festa della Madonna.

Per Haydn, rientrato in Ungheria dopo anni di successi in Inghilterra, era l’occasione ideale per ritornare all’amato culto mariano: una messa da dedicare alla Santa Vergine, ma nello stesso tempo alla corte che lo ospitava con generosità da quasi quarant’anni.

“Io non prego Dio come un povero peccatore disperato, ma con calmafranz-josef-haydn1
e sommessamente. Io sento che un Dio eterno avrebbe sicuramente
pietà delle sue creature mortali, e perdonerebbe alla polvere di essere
polvere. Questi pensieri mi rassicurano e mi spingono a provare una gioia sincera e una grande fiducia”.
La distesa serenità con cui Haydn si rivolgeva al cielo per contemplare i misteri divini trova riflessi pacati nelle opere sacre composte alla fine del Settecento.

La messa scritta per l’onomastico del 1796 venne eseguita il 14 settembre, data in cui si festeggiava San Bernardo d’Offida; ed è questa circostanza che ha portato a tramandare il lavoro con il titolo di Missa Sancti Bernardi von Offida; mentre il sottotitolo Heiligmesse spiega l’inserto, in corrispondenza del Sanctus, dell’antica melodia chiesastica Heilig, Heilig, Heilig.

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La messa propone una distesa riflessione sul trascendente, che rigenera l’ascoltatore come un sorriso materno e rassicurante. Il timbro dell’orchestra è arricchito dalla presenza dell’organo, che non svolge una semplice funzione riempitiva, ma contribuisce a realizzare un prezioso tessuto polifonico.

Haydn per anni aveva composto cataste di sinfonie; non devono stupire quindi le contaminazioni con il linguaggio sinfonico del Kyrie (introduzione, esposizione, sviluppo e ripresa) o del Gloria (in forma ternaria come uno scherzo).

Non manca un deciso interesse per il contrappunto, che tocca alcuni vertici di elaborazione nella chiosa del Gloria e nell’«et incarnatus» del Credo, dove Haydn riprende l’ossatura di un canone profano. Nell’apertura del Sanctus regna l’omofonia spianata, la contemplazione estatica e impotente
di un messaggio superiore; mentre il Benedictus privilegia la  melodica di un canto corale semplice e cristallino.

Tutta la fiducia nella forza rassicurante del trascendente esplode nell’Agnus dei, che, grazie a una torbida introduzione in tonalità minore, prepara con maestria lo squarcio solare ed euforico del conclusivo «dona nobis pacem».

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Nel recensire la prima pubblicazione della Heiligmesse di Haydn, Friedrich Rochlitz scrisse: Il compositore aveva capito come ottenere i più brillanti
risultati dopo grandi riflessioni e molte esperienze; fra tutti segnaliamo soltanto che in questi movimenti della Messa in si bemolle le trombe, usate
senza risparmio, a causa dell’intonazione bassa, esprimono maggior forza,
maggior solennità e maggior raccoglimento. Ma a che cosa si riferiva Rochlitz quando parlava di «trombe dall’intonazione bassa»?

Erano strumenti di nuova generazione, che Haydn aveva già utilizzato in alcune sinfonie londinesi: trombe in grado di suonare nella tonalità di si bemolle, a differenza delle più comuni in do. Qualche decennio prima Haydn, scrivendo una composizione in si bemolle, avrebbe evitato di inserire nell’organico le trombe, impossibilitate a emettere tutti i suoni
previsti dalla tonalità d’impianto; e avrebbe ripiegato sui corni.
Nella Heiligmesse, scritta appunto in si bemolle, tale problema non si pose, proprio in virtù della nuova presenza timbrica nella sezione degli ottoni. E il risultato è una sonorità orchestrale più luminosa e squillante.

Insomma un’esecuzione da non perdere affidata a Casamari ai cori giz3Concentus Musicus Fabraternus Josquin Des Pres, diretto da Mauro Gizzi, e al coro polifonico Città di Villa Santo Stefano, guido_iorio_san_pietro_romadiretto da Guido Iorio, e all’orchestra del teatro di Russe, Bulgaria.

La direzione è affidata a Leonardo Quadrini

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