CECCANO _ Un quartiere nell’abbandono: l’ha sottolineato anche il parroco all’omelia. <<Se non ci fosse la chiesa e il supermercato, non ci sarebbe niente>> è stato lo sconsolato commento del sacerdote a cui sono affidate le anime degli oltre 4000 mila abitanti del quartiere Di Vittorio, nella parte occidentale di Ceccano. Creato negli anni ’70, secondo i dettami dell’urbanistica polacca, vi furono concentrate centinaia di famiglie provenienti dal centro storico della cittadina fabraterna. Invece che restaurare il centro urbano distrutto dalle bombe, si scelse di farne uno nuovo, pensando però soltanto ad un quartiere dormitorio, senza immaginare alcun servizio, nemmeno la chiesa, seguendo appunto l’urbanistica in voga nei paesi del blocco comunista in quegli anni. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: le palazzine hanno dato una casa alle famiglie ma tutt’intorno è il degrado e il deserto della vita comunitaria. Non ci sono negozi, non ci sono strutture comuni, se non un campo di calcetto, una pista di pattinaggio impraticabile, nemmeno i parcheggi. Così le famiglie sradicate da una vita intensa come quella di un centro storico sono state proiettate in un ghetto dal quale tutti cercano di uscire nel più breve tempo possibile. Eppure, il quartiere dedicato al sindacalista Di Vittorio sarebbe potuto essere davvero un grande giardino, soltanto se si fossero responsabilizzati gli abitanti, dando magari loro un pezzo di terreno come giardino proprio, anche come orto, come si fa in tante città italiane. Tutto quel verde, inserito dagli architetti lungo i viali del quartiere, è oggi nel degrado più totale, ricettacolo di immondizie e di quant’altro venga buttato in quella che tutti considerano terra di nessuno. E allora perché non affidare agli anziani del quartiere questi spazi, offrendo loro la possibilità di realizzare degli orti per la coltivazione personale e anche, perché no, per vendere qualcosa? Tutti ne guadagnerebbero.
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