Nel ricco calendario della liturgia cristiana, che abbraccia e scandisce il corso dell’anno, ogni elemento e mistero della fede ha un giorno o addirittura un tempo ad esso dedicato. Si ricordano la Trinità di Dio e la maternità di Maria, il dono dell’eucaristia e della vita consacrata. Quello che sembra mancare è una festa della Chiesa. Con rispetto parlando, sembra una vera lacuna: non c’è una data in cui al centro della meditazione sia il popolo di Dio in quanto tale.
A pensarci bene, non è del tutto vero. La festa della Chiesa esiste e si celebra proprio il primo novembre di ogni anno, solennità di tutti i santi. Cos’è la Chiesa se non la famiglia di coloro che hanno creduto, credono e crederanno nell’amore di Dio, e cosa sono i santi se non semplicemente questo, fragilità e umanità comprese? Siamo noi ad averli arbitrariamente iscritti a un club esclusivo.
Non per nulla il Concilio Vaticano II, a cui è dedicato l’Anno della fede appena inaugurato dal Papa, parla della santità nel documento sulla Chiesa e ricorda che tutti coloro che credono in Cristo, “di qualsiasi stato o rango”, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana, ossia la perfezione dell’amore. “E che tale santità promuove nella società terrena un tenore di vita più umano”. Altro che fuga dal mondo o testa fra le nuvole.
Poco oltre, si trova un’altra affermazione inattesa, là dove sembra capovolta la teoria della meta elevata da raggiungere con ogni sforzo. I discepoli di Gesù, “nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto”. Un tesoro già nelle nostre mani, dunque, non il premio finale per i più buoni.
Un’occhiata alla storia e alla geografia della santità elevata all’onore degli altari, piccola punta di un iceberg non celato agli occhi di Dio, dà ragione della varietà di situazioni, percorsi e vicende. Un caleidoscopio affascinante anche per l’homo mediaticus di oggi, come dimostra la simpatia che tv, cinema, teatro, internet nutrono per i santi e i testimoni del Vangelo.
D’altra parte, come scriveva Joseph Ratzinger quarant’anni fa, «la fede cristiana non la si può descrivere astrattamente: la si può solo documentare riferendosi a uomini che l’hanno vissuta fino nelle ultime conseguenze». Agostino, Francesco, Chiara, Teresa e gli altri, con cui abbiamo molto più in comune di quanto ci differenzino le storie e gli onori. «Come si vede in loro – proseguiva il futuro Papa – la fede è in fondo una determinata passione o, più giustamente, un amore».
post originale i-santi-la-nostra-famiglia
Rispondi