CECCANO _ Sono circa 500, vivono in maniera abbastanza integrata, non ci sono stati finora grandi problemi, grazie alla mediazione culturale ed al controllo del territorio. E’ questa l’idea che deve guidare il processo di integrazione dei tanti immigrati che hanno scelto la cittadina fabraterna come loro seconda patria. Il gruppo più numeroso è costituito dagli Albanesi, seguiti quindi dai rumeni e dagli ucraini. Ci sono settori dell’economia cittadina affidati ormai completamente agli immigrati: sono quelli dell’edilizia, quasi tutti albanesi, l’assistenza ai malati, le badanti ucraine o comunque di origine slava, senza le quali avremmo una catastrofe sociale, il commercio, rumeni e marocchini. E poi ci sono quelli che hanno sposato dei ceccanesi e che quindi sono perfettamente integrati nelle famiglie. Ma non tutto è oro: questi dati fanno riferimento infatti agli immigrati regolari, con permessi di soggiorno in regola. Poi c’è tutta la fascia degli irregolari, magari sfruttati da qualche imprenditore senza scrupoli, o parenti che arrivano nella maniere più impensate per ricongiungere le famiglie. Insomma quegli stessi fenomeni che connotano tutti i movimenti migratori, già tante volte sperimentati in altri paesi. Da quelle esperienze però sembra che non abbiamo appreso le lezioni essenziali. Che sono fondamentalmente due: la prima è che bisogna integrare gli immigrati con una profonda azione culturale che parta dalla scuola. A Ceccano ci sono tanti bambini figli di stranieri che frequentano le scuole insieme ai bambini ceccanesi: questo è il primo e più importante livello di integrazione. Se funzionerà lì reggerà anche il confronto con la società adulta. Se non andrà bene lì, sarà un disastro perché si metteranno le basi per uno scontro che nessuno si augura ma che in altre nazioni è già in atto. Ecco la seconda chiave che gli esperti suggeriscono: c’è sempre da controllare il territorio per evitare che poche mele marce mettano in discussione la buona volontà e la disponibilità dei più. Così uno sguardo nei vari quartieri abitati dagli immigrati, in particolare quelli del centro storico abbandonato dai ceccanesi, può dare autorevolezza allo Stato e sicurezza a chi vuole trovare in Italia un’opportunità di vita che nel suo Paese gli è sembrata inesistente.
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